We will never forget…We will never forgive: “Deputati nitrati”

  • Posted on: 5 August 2021
  • By: Anonimo (non verificato)

Alessandra Fiumara
Un anno fa, il 4 agosto 2020 alle 18:07, quasi 3.000 tonnellate di nitrato di ammonio che erano state stoccate in modo improprio per anni nel porto di Beirut, in Libano, sono esplose, uccidendo più di 200 persone, ferendone più di 6.000, 300.000 sfollati e devastando i quartieri vicini; è stata una delle più grandi esplosioni non nucleari mai registrate.
Migliaia di libanesi addolorati, mercoledì 4 agosto 2021, un anno dopo l’esplosione, hanno protestato per ricordare il peggior disastro del paese in un momento in cui la sua economia era già a pezzi.
Alle 18:07, ora esatta dell’esplosione, migliaia di persone sono rimaste in silenzio sull’autostrada  che passa davanti al porto distrutto, con le rovine dei suoi silos che si crogiolavano al tramonto. Le famiglie delle vittime sono arrivate al porto con le foto di coloro che hanno perso urlando: “Chiediamo giustizia, chiediamo una nuova nazione, chiediamo un cambio di potere, chiediamo indietro il nostro Paese”.
Un gruppo di manifestanti si sono scontrati contro la polizia antisommossa vicino all’ingresso del Parlamento, i cui membri sono stati accusati di aver bloccato l’indagine sul disastro.
La polizia ha sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti che lanciavano pietre e li ha picchiati con manganelli, in scontri che, secondo la Croce Rossa, hanno causato decine di feriti.
Nel frattempo melodie lugubri risuonavano nel centro di Beirut, mentre la folla si dirigeva verso il Porto.
Nell’esplosione i lavoratori portuali sono stati sepolti sotto i silos sventrati, i pendolari schiacciati a morte e i residenti lacerati e dissanguati da schegge supersoniche di vetro nelle loro case.
Alla marcia di un anno dopo, alcuni manifestanti hanno rappresentato una finta ghigliottina, vestendosi con abiti scuri e con cappuccio.
“Il mio governo ha ucciso la mia gente, ha preso le nostre case e ha ridotto in polvere la nostra città”, ha scritto una donna in un cartellone.
Un’altra ragazza di nome Jasmina ricorda quel giorno con un forte dolore indescrivibile pieno di perdite, devastazione, trauma eppure fino ad oggi nessuna responsabilità, nessuna giustizia e nessun cambiamento.
Wafaa K., 37 anni, ha perso suo fratello, un nipote e un cugino, “Vogliamo la verità”, ha detto.
Tra le vittime Wafaa ricorda inoltre i vigili del fuoco che sono rimasti uccisi l’estate scorsa dopo essersi precipitati a spegnere l’incendio che ha scatenato l’esplosione.
Il Libano è sprofondato in una gravissima crisi economica, con più della metà della popolazione che ora vive sotto la soglia di povertà e con uno stallo politico che ha tenuto il paese senza un governo funzionante per un anno intero.
Inoltre nello stesso giorno della memoria è stata organizzata una conferenza virtuale congiuntamente da Francia e Nazioni Unite che ha avuto lo scopo di mostrare sostegno al popolo libanese, ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron.
Le attuali esigenze umanitarie del Libano sono state stimate dalle Nazioni Unite in almeno 357 milioni di dollari e gli aiuti che verranno raccolti si concentreranno su cibo, scuole, settore sanitario e fornitura di acqua pulita, ha affermato l’ufficio di Macron.
La Francia fornirà 100 milioni di euro (118,6 milioni di dollari) nei prossimi mesi, ha affermato Macron. Parigi invierà anche 500.000 dosi di vaccini COVID-19 per il Paese.
Macron ha anche affermato che punta ad avviare un dialogo con la società civile libanese, rassicurando i libanesi che possono ancora “fare affidamento sulla Francia e sulla comunità internazionale” e ha chiarito inoltre che gli aiuti della Francia al Libano sono stati congelati perché le riforme richieste non sono state realizzate e gli impegni non sono stati mantenuti, ma ha aggiunto che “il Libano merita di meglio”.
La Francia ha già bandito diversi funzionari libanesi dal suo territorio, senza nominarli pubblicamente.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha partecipato alla conferenza in un videomessaggio, si è impegnato a donare 100 milioni di dollari in sostegno della nuova assistenza umanitaria.
Alla conferenza hanno preso parte circa 40 capi di Stato e di governo, diplomatici e capi di organizzazioni internazionali. Tra i partecipanti c’erano il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il re Abdullah II di Giordania e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, funzionari di Germania, Austria, Paesi Bassi, Cipro, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Finlandia, Croazia, Spagna, Qatar, Svizzera, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti Giordania, Cina, Lega Araba e altre nazioni.
L’evento online di mercoledì ha avuto anche lo scopo di aumentare la pressione sui leader libanesi per formare un nuovo governo in grado di attuare le riforme e iniziare a ricostruire il paese.
Biden ha affermato che “nessuna quantità di assistenza esterna sarà mai sufficiente, se i leader libanesi non si impegneranno a svolgere il duro ma necessario lavoro di riforma dell’economia e di lotta alla corruzione. È essenziale e deve iniziare ora”.
L’UE ha dichiarato la scorsa settimana di essere pronta a imporre sanzioni ai membri dell’élite al potere che ostacolano i tentativi di migliorare la governance e la responsabilità del settore pubblico.
Amnesty International ha accusato le autorità libanesi di “ostruire spudoratamente” la giustizia, mentre Human Rights Watch le ha accusate di “negligenza criminale”.
Lunedì, alcuni parenti delle vittime dell’esplosione hanno invitato le autorità a revocare l’immunità entro tre giorni o saranno disposti a “rompersi le ossa” nelle prossime proteste.
I parlamentari libanesi, alcuni dei quali sono stati soprannominati i “deputati nitrati” sui social media ignorano l’intensa pressione internazionale e le minacce di sanzioni.
La discesa nel caos del Libano era già iniziata prima dell’esplosione del porto, con uno Stato in bancarotta che intrappolava i risparmi della gente nelle banche e la valuta nazionale che precipitava sul mercato nero.
Il paese sta ora affrontando diversi problemi tra cui: inflazione, carenza di medicine, carburante e acqua sporca che stanno paralizzando un settore sanitario che sta affrontando una nuova ondata di infezioni da Covid e sta portando a tutti coloro che possono ad emigrare.
Dopo un anno nulla è cambiato, tutto è peggiorato.