LEGGE SULLA CASA CANCELLA REQUISITO INCOSTITUZIONALE DEI 5 ANNI DI RESIDENZA . MA NON E’ ORO TUTTO QUELLO CHE LUCCICA

  • Posted on: 18 September 2021
  • By: Anonimo (non verificato)

 
Monica Sgherri*
La Regione Toscana è la prima in Italia ad approvare una legge sull’accesso all’edilizia residenziale pubblica,  che cancella il requisito incostituzionale dei cinque anni di residenza nella Regione per potere partecipare ai bandi per la formazione della graduatoria comunale per l’assegnazione di un alloggio.
Norma molto simile presente nella legge sulla casa della Lombardia era già stata annullata nello scorso marzo dalla sentenza 44 della Consulta. Prima ancora stessa sorte era  toccata anche alle identiche norme (5 anni di residenza) delle leggi regionali di Abruzzo e Friuli Venezia Giulia. La legge lombarda, ispiratrice di quella oggi modificata, prevedeva 10 anni di residenza poi ridotti a 5.
Ma in Toscana non interviene la Corte Costituzionale, è il consiglio stesso, dietro proposta della Giunta, a cancellare questa norma incostituzionale.  Votazione all’unanimità dichiarazione di grande soddisfazione delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Non vogliamo sottovalutare o sottostimare quanto accaduto. La cancellazione in sede autonoma è indubbiamente un atto importante ma non è oro tutto quello che luccica.
È certo che siano state fondamentali, per correggere tale norma palesemente incostituzionale, le resistenze dei Comuni a dare il via ai nuovi bandi comunali. Le amministrazioni locali erano consapevoli che con l’applicazione del vincolo di residenza superiore ai 5 anni, avrebbero perso ogni ricorso presentato da inquilini risultati, a causa di tale limitazione, non assegnatari e quindi esclusi dall’edilizia popolare. La scelta della Regione di abrogare tale requisito vincolante ha permesso ai Comuni di procedere con maggiore celerità ed è stata questa la ragione di tale decisione.
Questo spiega anche la risolutezza negli anni precedenti nel non volere cancellare questa norma. Allora per volere del presidente Enrico Rossi, Salvatore Allocca assessore regionale alla casa fu malamente estromesso per dar corso al nuovo indirizzo sull’edilizia residenziale. Rifondazione Comunista fece una battaglia durissima alla giunta Rossi e all’Assessore alla casa Stefania  Saccardi, al momento di approvazione della prima legge che introduceva questo criterio e contro una legge che di fatto premiava la storicità di residenza rispetto al bisogno vero e proprio di casa. Punteggi premianti la residenzialità e storicità nelle graduatorie, la presenza di portatori di handicap nel nucleo familiare e abbassamento invece dei punteggi riferiti a sfratti esecutivi per morosità incolpevole, sovraffollamento del nucleo o antigienicità dell’alloggio. Dopo Rifondazione la battaglia fu portata avanti anche da Toscana SI, ma l’impermeabilità del Consiglio e della Giunta Rossi – Ceccarelli assessore alla casa fu ancora una volta totale.
Cosa è cambiato? Sicuramente la reticenza dei Comuni a imbarcarsi in una faticosa e quanto mai impegnativa strada (quella dei bandi comunali) con la certezza di imbattersi in ricorsi vincenti!
E infatti la scelta fondamentale di premiare la storicità della residenza o attività lavorativa  rispetto ai criteri del bisogno casa sono riconfermate anche in questa legge che compensa la cancellazione del requisito dei 5 anni di residenza con il rafforzamento dei punteggi premianti la storicità della residenza.
Punteggi premianti che abbiamo denunciato fin dall’approvazione della legge madre (Rossi Saccardi) proprio perché potevano esordire l’effetto di avere nei primi posti in graduatoria per l’assegnazione di un alloggio chi era nato in questa Regione o vi risiedeva, o lavorava, da almeno 10 anni, anche senza condizioni abitative complesse, rispetto a una famiglia sfrattata in mezzo alla strada o residente in una casa inidonea!
Il segno politico del rafforzamento dei punteggi premianti la storicità della residenza è chiaro visto che l’emendamento è stato presentato da Fratelli d’Italia e sottoscritto dal gruppo Pd.
Unica voce che si discosta dal coro unanime è quella della Rete Antisfratto fiorentina, che pur ovviamente apprezzando la cancellazione della norma anticostituzionale , per voce di Giuseppe Cazzato sottolinea “Il problema di fondo, è che rendendo più esteso e significativo il criterio della storicità della residenza nell’attribuzione del punteggio, si  finisce per non fotografare il bisogno reale. Premiare in modo così marcato la permanenza nelle liste e la residenza sul territorio, comporta l’attribuzione di 10 punti che possono diventare 12 grazie a un altro meccanismo non legato al bisogno,….. DI fatto un nucleo famigliare che percepisce la pensione minima, che ha un disabile in casa, che ha un sfratto esecutivo, che paga un affitto pari un terzo del reddito Isee, giunge a 11 punti e non eguaglierà mai un nucleo  che, pur non avendo problemi particolari, resta sotto la sogli minima reddituale di accesso (16.500 l’anno) e soprattutto vanta una lunga attesa in lista e una lunga residenza sul territorio requisiti questi ultimi “valgono” 10 punti, a cui magari si potrebbe aggiungere un punto o due di contributo Gescal.  Di fatto il criterio della storicità della residenza, in lista e sul territorio, rischia di diventare invece uno strumento d’iniquità rispetto a quelle storture del sistema che vorrebbe correggere”
E forse allora la grande dimenticanza di dare soluzione alle famiglie che da oltre 10 anni vivono sotto l’incudine dello sfratto perché occupanti di alloggi vuoti da decenni si spiega, non poteva trovare posto in questa legge, visto che si è cercato il  consenso del centro destra.
“Non possiamo non riflettere- aggiunge infatti Giuseppe Cazzato –  sul fatto che l’occasione di modifica della Legge 2 poteva dare adito anche a una modifica riguardante la questione della sanatoria , cui molte famiglie in disagio socioeconomico guardano per mettere fine a situazioni che si stanno trascinando anche da decenni. Era  stata iniziata un’interlocuzione in merito che è stata stoppata dalla pandemia, ma forse l’occasione per poter apire uno spiraglio nel futuro di queste famiglie poteva ben essere colta”
La pandemia ha aperto una crisi economica pesante, le diseguaglianze sono cresciute  e sono cresciuti anche gli sfratti per morosità incolpevole. Il Consiglio e la Giunta non se ne accorgono o forse non ritengono doveroso dar risposta alle famiglie che perdono il lavoro e si ritrovano in mezzo alla strada.
Come dire ancora oggi Giunta e  Consiglio Regionale ribadiscono: prima la storicità della residenza o del lavoro, aggiungiamo pure  punteggi premianti a chi ha versato fondi Gescal, poi verrà anche  se la famiglia ha  uno sfratto per morosità incolpevole, ma non è questo il requisito a cui riconoscere un punteggio premiante!
15 settembre: Ancora una volta il bisogno casa non è stato riconosciuto in Regione Toscana.
*responsabile Casa, diritto all’abitare, PRC-S.E.