“CORONAVIRUS”- PRC ROMA: “ CORONAVIRUS E LAVORO NERO"

COMUNICATO STAMPA

“CORONAVIRUS”- PRC ROMA: “ CORONAVIRUS E LAVORO NERO"


 
" Lo stillicidio ormai quotidiano di decreti e circolari, peraltro parziali e tardivi, porta a generare comportamenti individuali, necessari ma non sufficienti, come attenzione all'igiene e al contagio, ma finora ci si è preoccupati di salvaguardare soprattutto la produzione, industriale e non, per non far cadere l'economia e conseguentemente il PIL. Rifondazione ha sempre sostenuto che prima deve venire la salute e il benessere dei cittadini (e di chi lavora), poi l'economia e tutto il resto. In questo senso vogliamo ragionare sugli aspetti relativi alle “misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese”. La prima considerazione del governo finora è stata che la produzione deve andare avanti. La contraddizione fra lo “state a casa” e poi la scelta di non chiudere tutte le attività non strettamente necessarie, è stata stridente ed anche devastante, senza misure adeguate per la sicurezza dei lavoratori, come denunciato dagli scioperi spontanei dei giorni scorsi. Fa capire da che parte sta il governo. Se il virus può essere fermato con 15 giorni di isolamento totale, questo è esattamente ciò che va fatto e che Rifondazione sostiene fin dall'inizio della pandemia, limitando le attività e i servizi a quelli strettamente utili in questo contesto: ospedali, farmacie, produzione agro-alimentare, raccolta rifiuti, rivendita di prodotti di prima necessità, controlli sulla sicurezza, trasporti solo essenziali. Tutto il resto va sospeso. Ed i relativi lavoratori devono stare a casa. Pagati. Stanotte il governo ha varato altre disposizioni restrittive, che finalmente prendono atto che le misure introdotte finora si sono rivelate insufficienti. Il ritardo accumulato ha causato contagi e morte che potevano essere risparmiati. Come Rifondazione diciamo che si deve stare a casa ed essere pagati dallo stato: o con l'estensione del Reddito di cittadinanza come Reddito di Quarantena o con l'utilizzo degli ammortizzatori sociali come la Cassa Integrazione e i Contratti di solidarietà. Ma se anche tutto questo fosse attuato dal governo rimarrebbe in piedi una questione scottante: quella dei lavoratori e lavoratrici in nero. Sono milioni in tutto il paese, come è noto, e non godono di nessuna protezione lavorativa e sociale. Il coronavirus ha aggravato la loro condizione di precarietà e ricattabilità. Infatti se lavorano per aziende la cui attività viene sospesa devono rimanere a casa e non hanno diritto a nessuna forma di compensazione economica. Se invece appartengono ad un'azienda che può continuare ad operare, con il blocco degli spostamenti dovranno rimanere a casa per non incorrere nel rischio di venire intercettati dai controlli e dover pagare multe salate, di importo assai superiore al ricavo di una giornata lavorativa. E stando a casa magari rischiano il licenziamento. Sono moltissimi i settori interessati dal fenomeno (commercio, edilizia, ecc...) e fra di loro vogliamo ricordare in particolare chi lavora dell'agricoltura, un settore strategico che deve continuare ad operare e sappiamo che in questo comparto ci sono tantissimi migranti, reclutati dai caporali. E ci chiediamo: come faranno questi lavoratori e lavoratrici? Continueranno ad andare a lavorare rischiando multe di 206 euro al giorno con guadagni che oscillano fra i 20 e i 30 euro? Oppure staranno a casa senza stipendio, seppur misero, con la prospettiva di essere “licenziati” e sostituiti da altri come loro? Ed in caso contrario, se si fermano i lavoratori e lavoratrici in nero dell'agricoltura, dobbiamo aspettarci un possibile crisi alimentare nel settore agricolo italiano? Che fare dunque? Se il governo avesse capacità e coraggio, sarebbe il momento di far emergere il lavoro nero, invitando chi lavora in nero a richiedere gli ammortizzatori, o comunque i benefici previsti dalle nuove norme, autodenunciandosi e denunciando l'azienda. Ma sappiamo che questo non avverrà, per il governo e padronato è preferibile tenere bassi i costi per rendere “competitive” le aziende, chiudendo gli occhi su una piaga sociale ma rinunciando al tempo stesso ad una bella fetta di tasse e contributi vari. Viceversa, ora è il momento di rompere le regole non scritte e comportamenti omertosi tollerati, di sovvertire gli assetti imprenditoriali distorti. Se è emergenza allora sia emergenza a tutto campo. Questa è l'occasione buona per intervenire. Rifondazione, da sempre in prima fila e concretamente contro il lavoro nero, chiede con forza al governo ed alla Regione, per quanto di competenza, di avere coraggio e di adottare misure, ora, che da subito favoriscano l'emersione dal lavoro nero e dia pari dignità a tutti i lavoratori/lavoratrici".


Così dichiara in una nota la segreteria della Federazione di Roma-Castelli-Litoranea del Partito della Rifondazione Comunista.